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Per Odette
Se tutto (o quasi) viene dall’infanzia, è lì che vedo di fronte al lavoro di Odette.
Dai quattro ai cinque anni, 1944-45, in Valle d’Algone, ai piedi delle Dolomiti di Brenta.
La guerra non si sentiva, l’appetito si.
Per migliorare la nostra dieta modesta, papà
ci portava a pesca di trota nel torrente.
Per me era una festa, una gioia indicibile!
Non catturare quelle povere creature (haimè,
così buone da mangiare) ma stare ore ed ore
ad osservare l’acqua scorrere veloce e formare
mille diverse combinazioni.
Soprattutto rimanevo col fiato sospeso aspettando che dalle leggere e baluginanti increspature delle più calme pozze laterali uscisse…qualcosa o qualcuno.
Sono sicura di aver visto folle di leggiadri
esseri danzanti e non m’importa nulla che
gli altri non mi abbiano creduto.
Ecco l’origine del fascino che esercitano su
di me le opere di Odette.
Le guardi e aspetti: ed anche da queste, a volte impercettibili, increspature, nascono storie, mondi, musiche, popoli, simboli ecc. ecc. che volere di più?
“Potenza del segno!” Confermata.
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Tiziana Groff |
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